mercoledì 3 dicembre 2025

THE FRAGMENTS tornano con il nuovo video: “The Love Gap” tratto dal prossimo album “Sketchbook”




Dopo anni di silenzio e attese,i The Fragments rimettono in moto i propri amplificatori e tornano a bussare alla porta del rock’n’roll con “The Love Gap”, nuovo singolo accompagnato da un videoclip tanto semplice quanto incisivo. Il brano è il manifesto perfetto della loro identità: un rock diretto, vissuto sulla pelle, che vede nella musica non solo un passatempo, ma un atto necessario di sopravvivenza emotiva, un luogo dove condividere ferite, speranze e verità mai del tutto dette.

GUARDA IL VIDEO:





Chi sono sono i The Fragments

The Fragments sono quattro musicisti che arrivano da storie precedenti, da band che non esistono più ma che hanno lasciato cicatrici utili a costruire qualcosa di nuovo. Sono Pete Curtis (voce e chitarra), Luka “Crazy Arms” (batteria e cori), Ruggi Clifton (chitarra solista) e Martin Shlabotnik (basso): non un progetto improvvisato, ma la volontà ostinata di continuare a scrivere musica quando sarebbe stato più semplice smettere.

Come suonano? Immaginate i Ramones che inciampano nei Replacements, mentre l’ombra malinconica di Scott Walker colora ogni parola. Un punk rock asciutto, sincero, senza fronzoli, che convive con un dark folk ruvido e introspettivo. Canzoni brevi, taglienti, capaci di sembrare confessioni personali e poi deragliare nell’assurdo. Perché quando la sostanza c’è, la forma può anche permettersi di non chiedere permesso.

Il nuovo album, “Sketchbook”, è un piccolo grande paradosso: dieci tracce, un “brevissimo full length”, come lo definisce la band. Un lavoro fatto di radici e mutazioni, nato dal puro desiderio di suonare, registrare, trasformare. Il disco somiglia a un taccuino pieno di idee: appunti sonori che prendono spunto da outtake e b-side di giganti come Beach Boys, Fleetwood Mac o Dave Clark Five, riarrangiati con più graffi, più rumore e – soprattutto – più Fragments. Non un tributo, ma un gesto di amore verso la musica che li ha cresciuti.

Accanto ai riarrangiamenti, Sketchbook contiene tre brani originali che definiscono la nuova identità della band:

“Ask for the Moon” – Un country sbilenco, imprevisto, che inciampa e riparte.

“Come Back Belt” – Una ballata che si toglie la maschera del punk e mostra finalmente la maturità sotto la superficie.

“The Love Gap” – La canzone cardine, la scintilla che tiene insieme tutto il progetto.


“The Love Gap”: tragicommedia rock

Il nuovo video mette in scena un protagonista in perenne rincorsa verso qualcosa che sembra salvarlo, ma che non riconosce mai del tutto. È quel vuoto tra ciò che siamo e ciò che crediamo di dover essere: il love gap, la distanza tra la felicità e la capacità di fermarsi a guardarla quando accade davvero. È ironico, è triste, è umano. Proprio come la vita quando, invece di cedere, decidi ostinatamente di continuare a correre.

> “Non siamo né vecchi né giovani: siamo persone che lottano per riuscire a trovarsi in sala prove... Ci chiamiamo The Fragments perché siamo i pezzi di quello che eravamo anni fa — spensierati, spavaldi, convinti che tutto sarebbe durato per sempre.”

Dopo “The Hurt Never Goes Away” (2021), “Retro Gamer” e “Stories Untold”, The Fragments tornano con più consapevolezza, più lucidità, e una direzione chiara: un EP di soli brani originali previsto per il 2026, già in lavorazione.

Il passato non torna, ma può essere un’ottima materia prima. The Fragments lo sanno bene: raccolgono ciò che resta, lo mescolano al presente, e ci ricordano che il rock’n’roll non è nostalgia — è resistenza.

Questo è solo l’inizio.


GUACAMAYA – ONLINE IL VIDEO UFFICIALE DI “IO NON SUONO PER TE” IL MANIFESTO PUNK DELL’AUTENTICITÀ

I Guacamaya tornano a colpire. È online il video ufficiale di “Io Non Suono Per Te”, il singolo che ha anticipato l’uscita del nuovo album Come Bussole Senza Rotta, e che riporta la band nuovarese al centro della scena indipendente con la loro inconfondibile miscela di folk, punk rock e urgenza espressiva.

GUARDA IL VIDEO:





Affidato alla regia di Andy Ramponi – che firma anche fotografia e montaggio – il video trasforma l’ironia corrosiva del brano in una sequenza di immagini ad alto impatto simbolico. Contrasti visivi, sguardi diretti in camera, figure che sfuggono a qualsiasi ruolo prestabilito: tutto concorre a restituire la condizione spesso paradossale dei musicisti indipendenti, costantemente in bilico tra aspettative esterne, precarietà creativa e necessità di restare fedeli a ciò che si è.

Ramponi veste “Io Non Suono Per Te” di un linguaggio pressoché cinematografico, esaltando l’essenza del brano: una dichiarazione identitaria più che un rifiuto, un’affermazione fiera di indipendenza emotiva, politica ed estetica.

Non è un muro eretto contro qualcuno. È un atto di autodeterminazione.

Io Non Suono Per Te” non è solo un singolo: è una chiave interpretativa dell’intero disco. Come Bussole Senza Rotta è un album che si muove fra folk resistente, cantautorato militante, punk rock e hardcore, arricchito dalla partecipazione di voci e volti importanti della scena italiana come Daniele Coccia, Marino Severini, Path e Dj Myke.

Un lavoro che indaga le contraddizioni del presente, le nostre fragilità, il senso di smarrimento quotidiano e quella forza ostinata che ci impedisce di mollare. Le canzoni dei Guacamaya respirano rabbia e consapevolezza, ma anche ironia, speranza e un’energia politica che non ha mai perso mordente.


ASCOLTA L’ALBUM:

Un nuovo capitolo per una band che ha fatto della coerenza la propria bussola

Nati dalle radici anarcopunk dei Fuckoceri, attivi dal 2003, pluripremiati, sempre in viaggio tra Italia ed Europa, i Guacamaya sono una delle realtà più longeve e autentiche del panorama indipendente. Dalle produzioni DIY ai riconoscimenti ufficiali, dai tour internazionali ai progetti sociali – come il finanziamento della scuola dedicata a Vittorio Arrigoni a Gaza – la loro storia è un continuo intreccio tra musica, attivismo, poesia e lotta.

Come Bussole Senza Rotta non è un ritorno: è una ripartenza.
“Io Non Suono Per Te” è il grido da cui ricominciare.

martedì 2 dicembre 2025

WILLY WONKA WAS WEIRD “RIFLESSO” – IL NUOVO ALBUM CHE METTE A NUDO L’ANIMA DI UN ARTISTA IN TRASFORMAZIONE Uscita: 2 dicembre 2025 – Karma Field Records


Un disco che non chiede attenzione: la pretende. Riflesso, il nuovo album di Willy Wonka Was Weird, arriva il 2 dicembre 2025 e segna l'inizio della collaborazione con Karma Field Records. È un’opera che parla senza alzare la voce, che non rincorre algoritmi o trend, ma si prende il tempo necessario per raccontare la verità più difficile: quella su sé stessi.

Registrato tra il 2024 e il 2025, Riflesso non è una semplice raccolta di brani, ma un concept autobiografico che attraversa due anni di cambiamenti, terremoti emotivi e passaggi cruciali. Ogni canzone è una tappa, un istante catturato con lucidità chirurgica e una sensibilità che non teme la vulnerabilità. Non esiste un genere dominante: l’album si muove con naturalezza tra acustico, punk, stoner e alternative, ma ciò che resta costante è la temperatura emotiva, sempre alta, mai artificiale.

Riflesso è il momento in cui ti guardi dritto negli occhi e capisci che non sei più la stessa persona. Ho scritto solo quando avevo davvero qualcosa da dire, ho suonato solo quando ne sentivo il bisogno. Ogni nota è un frammento di verità, anche quando fa male.” – Willy Wonka Was Weird

Questa scelta – scrivere solo quando necessario, registrare solo quando inevitabile – ha dato vita a un lavoro sincero, stratificato e senza scorciatoie, pensato per essere ascoltato dall’inizio alla fine, come si fa con un romanzo che non permette salti di capitolo. In un’epoca in cui si consuma musica a velocità smodata, Riflesso è una dichiarazione d’intenti: chi ascolta, resti.

L’album porta la firma tecnica e artistica di Tommaso Mantelli, già noto per le sue collaborazioni con Sick Tamburo, Lingua Serpente, Captain Mantell ed ex Teatro degli Orrori. Registrato al Lesder Studio, Mantelli non si limita alla regia: suona basso e batteria, contribuendo a un’identità sonora compatta e riconoscibile.

L’anima del progetto, però, resta Paolo Modolo – alias Willy Wonka Was Weird – che mette voce e chitarre al servizio di un racconto personale e senza compromessi. Il tutto è ulteriormente arricchito dalle manipolazioni e dalle atmosfere di Richard B. Lewis, che amplia il paesaggio del disco con una fitta trama di effetti e suggestioni.

Un dettaglio che non passa inosservato: in alcuni brani compaiono cori di bambini, i figli dei musicisti coinvolti. Non un vezzo, ma un simbolo: purezza, speranza, innocenza che si affacciano su un mondo adulto fatto di crepe, memoria e ricostruzioni.

L’album è anticipato dal singolo Riflesso, in rotazione radio dal 6 novembre, una porta d’ingresso perfetta al senso complessivo del progetto: guardarsi allo specchio, riconoscersi, accettarsi – o ripartire.


Willy Wonka Was Weird è il percorso solista di Paolo Modolo, già attivo con gli In My June e nella noise/core band Anarcotici.

Debutta nel 2019 con 022016032019 per (R)esisto Distribuzione, ricevendo feedback positivi dalla stampa e affermandosi come una delle voci più personali della scena alternativa italiana. Seguono singoli, live, performance durante la pandemia, e nel 2021 il disco Lasciamoci il nulla per questo infinito, guidato dai singoli Di(o)dio e Cala la nebbia a Sedriano.

Nel mezzo, la partecipazione alla compilation Parlami Per Sempre con la cover Lisa ha 16 anni dei Sick Tamburo, tributo a Elisabetta Imelio.

INFO

Data di uscita: 2 dicembre 2025
Etichetta: Karma Field Records
Distribuzione: tutte le piattaforme digitali
Ufficio stampa: karmafieldrecords@gmail.com Karma Field Records su Linktree

Ascolta "Riflesso"

BANDCAMP



SPOTIFY


Riflesso non è un album che si limita a raccontare un cambiamento. È il cambiamento. E chi lo ascolta non può far altro che specchiarsi dentro.


REGROWTH: “A Story Worth Listening To”, il nuovo album della band hardcore italiana che dà voce a una generazione sull’orlo del collasso


C’è un momento nella vita di ogni scena in cui smettono di parlare gli slogan e iniziano a parlare le ferite. Per l’hardcore italiano, questo momento ha un nome: Regrowth. Con il nuovo album “A Story Worth Listening To”, il quintetto sardo firma un lavoro che non è semplicemente un disco, ma un atto d’accusa, un grido collettivo, un requiem per una generazione cresciuta tra promesse infrante e incendi reali.

Disponibile ora su tutte le piattaforme digitali, “A Story Worth Listening To” è un full-length di undici tracce che mette al centro la grande frattura emotiva dei Millennials: cresciuti nel mito del futuro e diventati adulti tra guerre, crisi climatica, disastri ambientali, specismo, alienazione sociale e un capitalismo che sembra aver smarrito ogni barlume di umanità. Qui non c’è spazio per l’evasione: ogni canzone è una dichiarazione di intenti, una domanda urgente senza risposta, un interrogativo che tormenta e divide. Chi è davvero il cattivo nella storia? E soprattutto: questa storia vale davvero la pena ascoltarla? La risposta, per la band, è un sì urlato a pieni polmoni.


Se il precedente “Lungs” affondava nella dimensione intima della sofferenza personale, “A Story Worth Listening To” allarga lo sguardo e trasforma la vulnerabilità in militanza emotiva. I Regrowth non si limitano a raccontare il disagio: lo incarnano, lo vivono, lo scaraventano addosso all’ascoltatore in una forma che mescola disperazione, rabbia e consapevolezza politica.

Il risultato è una creatura musicale feroce e malinconica, figlia diretta della nuova wave hardcore/metalcore ma con una personalità scolpita da anni di evoluzioni, prove dal vivo e singoli – Fragment, Cover Me With Flames, Against Me – che hanno definito la traiettoria del gruppo verso un sound maturo, stratificato e riconoscibilissimo.

Il disco è stato registrato e mixato da Lorenzo Mariani all’Overcore Studio, mentre il mastering porta la firma pesante di Brad Boatright (Audiosiege, Portland), nome che basta da solo a collocare il progetto nello stesso universo sonoro di alcune tra le più rilevanti realtà hardcore e metal contemporanee.

La direzione artistica e visiva segue lo stesso immaginario apocalittico: la grafica di Sebastian Mocci e i video diretti da Marco Camarda e Paolo Angelo Loi costruiscono un universo distopico che non ha nulla di fantascientifico — è semplicemente il mondo in cui viviamo, solo con la verità tolta dal silenziatore.

Guarda i video:




Dalla nascita nel 2016 passando per l’EP d’esordio, il primo full “Lungs”, lo split Fast Music For Sad People e un’escalation di concerti che ha portato la band sui palchi italiani, europei e statunitensi — con tappe clamorose come il Venezia Hardcore Fest e il The Fest di Gainesville — i Regrowth hanno trasformato il loro motto in una dichiarazione esistenziale.

Non è solo musica veloce per persone tristi.
È musica urgente per persone che non accettano più di essere spettatori del proprio futuro.

La band è già al lavoro su un terzo album e sta pianificando nuovi tour europei e oltre oceano. Non è un vezzo, è una missione: portare “A Story Worth Listening To” ovunque ci sia qualcuno che si sente sospeso tra la rassegnazione e il bisogno di reagire.

Con questo disco, i Regrowth non si limitano a raccontare una storia: la impongono.
E sì, è davvero una storia che vale la pena ascoltare — perché parla di noi, delle nostre paure, dei nostri errori e di quella speranza testarda che continua, contro ogni logica, a pulsare.

Fast Music For Sad People.
For real.

BIOGRAFIA

I Regrowth sono una band Metalcore/Melodic-Hardcore nata nel 2016 con sede operativa a Cagliari, Italia. Ispirati dalla nuova wave hardcore e metalcore i cinque pubblicano nel 2018, dopo alcuni assestamenti nella formazione originale, il loro primo EP “This Time I’m No Longer Alone”. Dopo varie apparizioni in moltissimi show locali, nel 2020 i Regrowth pubblicano il singolo “Wilt”, seguito da uno split ep con le band “Quercia” e “Riflesso” dal nome “Fast Music For Sad People”, slogan e bandiera del quintetto. Il 2020 vede anche la pubblicazione del loro primo full-lenght “Lungs”. Tra il 2023 vengono rilasciati un ep chiamato “Insecurities & Uncertainties” e i singoli “Fragment”, “Cover Me With Flames” e “Against Me”. Il 2023 è anche l’anno di un mini-tour Italiano e di un Tour Europeo di 11 date coronato con la partecipazione al Venezia Hardcore Fest. Nel 2024 la band ha calcato diversi palchi della Florida con il culmine al “The Fest” che si svolge ogni anno a Gainesville.

Fast Music For Sad People.


lunedì 1 dicembre 2025

MARY WAS A MACHINE FUORI IL NUOVO ALBUM DAMNATIO MEMORIAE ASCOLTA IL NUOVO SINGOLO CONFESSION


Con Damnatio Memoriae, i Mary Was A Machine firmano il capitolo più ambizioso e stratificato della loro storia artistica. Il nuovo album dell’alternative metal band è finalmente disponibile su tutte le piattaforme digitali, anticipato dal singolo Confession e prodotto da Jarno Bellasio presso i Theorem Studio.

Aprire un disco è una dichiarazione d’intenti, e i Mary Was A Machine lo sanno bene. Confession non è solo il brano inaugurale del nuovo album, ma una porta spalancata sul passato della band, rivisitata con nuove consapevolezze e nuove ferite.

È uno dei pezzi più vecchi del nostro repertorio, reinterpretato e rinnovato per diventare l’opener ideale” racconta la band.
Tornare a questo brano significa guardare negli occhi ciò che eravamo, ma senza subirlo. Nel testo convivono ansia, pensieri intrusivi, paura di non appartenere a niente e il desiderio disperato di fermarsi, respirare e ritrovare un posto nel mondo.”

Il risultato è un’esplosione emotiva crescente: un brano inquieto, vulnerabile, a tratti soffocante, che però non rinuncia alla speranza. Una confessione che diventa rito di passaggio, fondamento dell’universo sonoro e tematico di Damnatio Memoriae.

Dopo aver disseminato indizi lungo il percorso con Thorns, About You, About Me, Alien e April’s Days, i Mary Was A Machine arrivano alla loro opera più completa. Damnatio Memoriae è un album che non chiede il permesso: prende per mano, trascina nel baratro, e poi spinge a riemergere.

È un punto di arrivo, ma anche una ripartenza. È nato passo dopo passo, mentre cercavamo un senso alle cose che viviamo” affermano.
È il nostro disco più pieno: ci sono atmosfere pesanti, malinconiche, parti intime, momenti diretti e sezioni più complesse. Ogni brano è un’emozione incastrata nella memoria.”

Ed è proprio la memoria — fragile, imprecisa, ingombrante — a diventare il centro concettuale del disco. L’immagine della suora, scelta come visual del progetto, è il simbolo di un’identità repressa, di emozioni rinchiuse nella tonaca come in un involucro che protegge e soffoca allo stesso tempo.

Ogni suora, una donna.
Ogni donna, un’emozione.
Ogni emozione, un residuo impossibile da cancellare.

Damnatio Memoriae diventa così una lotta contro l’oblio, un album che scava tra le macerie e pretende risposta.


La band non ha dubbi: questo album non chiude una parentesi — la rompe.

Non è un tentativo di dimenticare, ma il gesto opposto: ricordare, accettare, sopravvivere. È il suono di chi stringe i denti, di chi rimette insieme i frammenti senza la sicurezza di un lieto fine ma con la necessità, urgente e carnale, di esistere.

E se questo è solo l’inizio, allora vale la pena restare in ascolto.




Mary Was A Machine non cancellano la memoria. La incendiano. E dalle fiamme, promettono, nascerà qualcos’altro.

Differènce – a dirty pop duo “GENERAZIONE DI MEZZO” Un manifesto stoner e ironico per chi è cresciuto negli anni ’90



C’è una linea sottile che separa chi ha visto nascere il futuro senza potercisi davvero accomodare. Una frattura generazionale in cui il tempo si è accartocciato, trasformando l’infanzia analogica in un’età adulta digitale, senza istruzioni per l’uso. È proprio lì, in quello spazio sospeso, che si piazza “Generazione di Mezzo”, il nuovo singolo dei Differènce, duo sporco, ruvido e sardonico del panorama dirty pop italiano.

Più che una canzone, è una dichiarazione esistenziale: uno sguardo spietato e insieme affettuoso su chi è cresciuto tra Walkman e connessioni 56k, bombardato da promesse di prosperità e futuro radioso, salvo poi ritrovarsi con l’ansia del millennio, la paura delle guerre in diretta e l’odore acre delle contraddizioni sociali. È la generazione con troppe chiavi del passato in tasca e nessuna serratura funzionante nel presente.

I Differènce affondano le mani in quel decennio incandescente, quando tutto sembrava possibile e allo stesso tempo profondamente fragile. Gli anni delle VHS consumate, dei pomeriggi al citofono, del primo Internet che entrava nelle case come un fuoco inesplorato, capace di incendiare abitudini, linguaggi, relazioni.

La “generazione di mezzo” è quella che ha visto il mondo accelerare senza aver mai chiesto il biglietto. Non abbastanza anziana per rimanere aggrappata al passato, non abbastanza pronta per tuffarsi nel futuro. E i Differènce, con il loro stile stoner, sporco e ironico, ne raccontano lo spaesamento trasformandolo in carburante sonoro.

“Generazione di Mezzo” non cerca di offrire soluzioni. Preferisce restituire una sensazione: quella malinconia lucida di chi è diventato adulto senza accorgersene, passando dalla promessa all’assenza in un battito di modem. Chitarre dense, groove rugginosi e una scrittura pungente diventano strumenti per raccontare non un fallimento, ma una sopravvivenza collettiva.

Non c’è rabbia fine a sé stessa. C’è ironia, quella buona, quella che ti fa sorridere mentre riconosci una ferita. Un modo intelligente per dire che sì, forse ci siamo persi qualcosa per strada — ma in quella perdita siamo diventati unici.


Bio:

Differènce – a dirty pop duo nasce nel 2011 dall’incontro tra Maurizio Lollobrigida ed Enrico Strina, rispettivamente fonico e ricercatore precario, entrambi nerd nell’accezione più Weezer del termine. Il duo affonda le sue radici nel grunge, nel blues acido e in quel pantheon sporco e potentissimo composto da Nirvana, Pixies, Verdena, Black Sabbath, Grand Funk Railroad, White Stripes e lo stoner più odierno.

Hanno calcato palchi insieme a Linea 77, Giorgio Canali, Andrea Ruggiero, Electric Superfuzz, Sadside Project, portando ovunque la loro formula autarchica: scrittura, registrazione e missaggio in casa, senza filtri né mediazioni.

Discografia essenziale:

Solo le immagini EP (2010)

Differènce (2011)

Agosto Divide (2014)

Effecinque (2017)

Lavandino EP (2019)

Ti pare ancora poco? EP (2020)


Dopo una serie di lavori brevi e chirurgici, sono al lavoro sul nuovo album “Al centro di cose sensazionali”, previsto nel 2026.Ie

“Generazione di Mezzo” è un piccolo grande manifesto di identità. Una canzone che non cerca di spiegare il mondo, ma lo attraversa con la consapevolezza di chi ha imparato a stare in piedi mentre tutto cambiava sotto i piedi. È un pezzo che parla degli anni ’90, ma soprattutto parla di noi — di chi c’era, di chi non sa più dove stare, e di chi non ha smesso, nonostante tutto, di cercare una direzione.

Un ascolto necessario.
Un sorriso amaro che fa bene.
Una generazione che finalmente ha una voce.

Differènce – a dirty pop duo
La sporca poesia di chi resta, anche se nessuno gli ha detto come fare.