mercoledì 12 novembre 2025

POWER GRID FAILURE – “BLACKOUT” Skatepunk ad alta tensione da Stoccolma


I Power Grid Failure sono pronti a far saltare i fusibili. Il 7 novembre 2025 la band skatepunk svedese ha upubblicato Blackout, album d’esordio che raccoglie un anno di concerti incendiari nell’area di Stoccolma e li traduce in undici tracce veloci, melodiche e senza fronzoli. È un debutto che guarda dritto negli occhi la golden era del punk californiano: NOFX, Bad Religion, Millencolin, quella scuola lì – ritmi serrati, voci intrecciate, melodie luminose e testi che graffiano.

Il gruppo nasce nel 2022 e porta con sé una line-up solida e già rodata in altri progetti della scena svedese:
Jonas Lindahl (voce, chitarra),
Joel Malm (chitarra, cori – anche nei Varnagel),
Carlos Galdo (basso),
Magnus “Mange” Strid Hedman (batteria, cori – ex Greta Kassler, ex Ligisterna).


In poco tempo si fanno spazio nei club e nei centri sociali della capitale, costruendo una reputazione fondata su show compatti, precisi e sempre ad alta energia. Blackout, registrato nel 2024, è il passo successivo: un disco che non cerca compromessi, che sembra nato per essere suonato a volume indecente con i finestrini abbassati.

La supervisione sonora è affidata a Johan Lund, responsabile di recording, mix e mastering, mentre l’artwork porta la firma di Elin Lindwall. La distribuzione è curata da Border Music / Red Eye.

Nessuna nostalgia sterile, però: Blackout non è un revival, ma un promemoria. Ricorda che il punk melodico può ancora essere urgente, diretto, emotivo, personale e collettivo allo stesso tempo.
Un disco che ti dice: alza, corre, canta, suda. Non spegnerti.

POWER GRID FAILURE
Jonas Lindahl – Voce, Chitarra
Joel Malm – Chitarra, Cori
Carlos Galdo – Basso
Magnus Strid Hedman – Batteria, Cori

Blackout esce il 7 novembre 2025 su tutte le piattaforme digitali.





Contact info: info@beatbutchers.se

martedì 11 novembre 2025

REGROWTH – “Eight Hundred Years”: tra memoria, catene invisibili e la fine che ritorna


Con “Eight Hundred Years”, i Regrowth aggiungono un nuovo tassello all’universo narrativo che culminerà in A Story Worth Listening To, il secondo album della band in uscita il 28 novembre. Il gruppo metalcore/melodic-hardcore di Cagliari prosegue così il percorso iniziato con “Downpour”, approfondendo temi che non appartengono solo al vissuto individuale, ma si intrecciano con le stratificazioni emotive della memoria collettiva.

Il brano è una riflessione sul concetto di eredità: tutto ciò che riceviamo — valori, paure, convinzioni, ferite — non appartiene solo alla nostra storia personale. È qualcosa che scorre attraverso secoli di scelte, omissioni, tradimenti, silenzi e speranze. L’eredità non è solo ciò che ci è stato lasciato, ma ciò che continua a vivere dentro di noi, anche quando non lo riconosciamo.

Abbiamo immaginato un futuro in cui ciascuno si ritrova a fare i conti con ciò che ha vissuto, con le scelte proprie e dei suoi predecessori. Come se il destino non fosse scritto, ma ripetuto, ogni ottocento anni,” racconta la band.



Il brano costruisce un paesaggio sonoro che oscilla tra tensione e malinconia: le chitarre si aprono come ferite, la voce frattura lo spazio e la sezione ritmica procede come un battito antico, quasi rituale. Non è solo rabbia, non è solo dolore: è lucidità. È il momento in cui ci si accorge che ciò che portiamo dentro non si è originato in noi, ma attraverso di noi.

Il visualizer, diretto da Marco Camarda e Paolo Angelo Loi, amplifica questa dimensione: una sequenza di immagini simboliche, sospese tra l’evocazione spirituale e il collasso del mondo materiale. Come un lampo di coscienza finale, un frammento di memoria globale che ritorna al centro, un attimo prima che tutto finisca o ricominci.

L’atmosfera è quella di un presente crepato, dove la normalità appare fragile e la paura del collasso non è più ipotesi, ma condizione quotidiana. E i Regrowth la raccontano senza sovrastrutture, affidandosi al linguaggio viscerale del metalcore, ai suoi vuoti, alle sue ripartenze, al modo in cui sa trasformare un peso invisibile in una tensione fisica.

Prodotto, registrato e mixato da Lorenzo Mariani presso Overcore Studio, con mastering di Brad Boatright (Audiosiege Studio, USA), “Eight Hundred Years” conferma la crescita della band sia dal punto di vista della scrittura che della visione.

Non un semplice singolo, ma un frammento narrative-core di un’opera più ampia: una storia che chiede di essere ascoltata, e che forse ci riguarda più di quanto siamo pronti ad ammettere.


Guarda il video




Con “Eight Hundr-ed Years”, i Regrowth aggiungono un nuovo tassello all’universo narrativo che culminerà in A Story Worth Listening To, il secondo album della band in uscita il 28 novembre. Il gruppo metalcore/melodic-hardcore di Cagliari prosegue così il percorso iniziato con “Downpour”, approfondendo temi che non appartengono solo al vissuto individuale, ma si intrecciano con le stratificazioni emotive della memoria collettiva.

Il brano è una riflessione sul concetto di eredità: tutto ciò che riceviamo — valori, paure, convinzioni, ferite — non appartiene solo alla nostra storia personale. È qualcosa che scorre attraverso secoli di scelte, omissioni, tradimenti, silenzi e speranze. L’eredità non è solo ciò che ci è stato lasciato, ma ciò che continua a vivere dentro di noi, anche quando non lo riconosciamo.

> “Abbiamo immaginato un futuro in cui ciascuno si ritrova a fare i conti con ciò che ha vissuto, con le scelte proprie e dei suoi predecessori. Come se il destino non fosse scritto, ma ripetuto, ogni ottocento anni,” racconta la band.



Il brano costruisce un paesaggio sonoro che oscilla tra tensione e malinconia: le chitarre si aprono come ferite, la voce frattura lo spazio e la sezione ritmica procede come un battito antico, quasi rituale. Non è solo rabbia, non è solo dolore: è lucidità. È il momento in cui ci si accorge che ciò che portiamo dentro non si è originato in noi, ma attraverso di noi.

Il visualizer, diretto da Marco Camarda e Paolo Angelo Loi, amplifica questa dimensione: una sequenza di immagini simboliche, sospese tra l’evocazione spirituale e il collasso del mondo materiale. Come un lampo di coscienza finale, un frammento di memoria globale che ritorna al centro, un attimo prima che tutto finisca o ricominci.

L’atmosfera è quella di un presente crepato, dove la normalità appare fragile e la paura del collasso non è più ipotesi, ma condizione quotidiana. E i Regrowth la raccontano senza sovrastrutture, affidandosi al linguaggio viscerale del metalcore, ai suoi vuoti, alle sue ripartenze, al modo in cui sa trasformare un peso invisibile in una tensione fisica.

Prodotto, registrato e mixato da Lorenzo Mariani presso Overcore Studio, con mastering di Brad Boatright (Audiosiege Studio, USA), “Eight Hundred Years” conferma la crescita della band sia dal punto di vista della scrittura che della visione.

Non un semplice singolo, ma un frammento narrative-core di un’opera più ampia: una storia che chiede di essere ascoltata, e che forse ci riguarda più di quanto siamo pronti ad ammettere.

217 ridefiniscono l’hardcore con "In Your Gaze"


Con In Your Gaze, i 217 fanno un passo netto fuori dal recinto dell’hardcore tradizionale. La band abruzzese — attiva dal 2018 e cresciuta tra palchi, tour europei e un EP d’esordio diventato rapidamente oggetto di culto underground — torna con un full-length che non si limita a confermare quanto già dimostrato, ma ridefinisce il loro stesso linguaggio. Pubblicato da Time To Kill Records, l’album si posiziona come una dichiarazione di identità, un manifesto che si muove tra violenza emotiva, tensione spirituale e un’oscurità che non deriva dal cinismo, ma dal tentativo di scavare più a fondo.

L’hardcore rimane il motore primario, ma la fisionomia sonora del disco è molto più complessa: negli undici brani originali (più una cover dei Growing Concern), la band intreccia l’energia diretta dell’old-school (Negative Approach, Slapshot, Bad Brains, Chain of Strength) con le atmosfere torve e introspettive del gothic rock e dell’alternative anni ’90. Non è una fusione “di superficie”: In Your Gaze suona come un organismo unico, dove breakdown e aperture melodiche non convivono per contrasto ma per necessità espressiva.

La new wave of alternative hardcore che i 217 rivendicano è esattamente questo: una riconnessione con l’urgenza fisica dell’hardcore, ma libera dalle sue rigidezze formali, e messa in dialogo con le narrazioni interiori del dark rock più visionario (Bauhaus, Into Another, Killing Joke), fino a toccare i territori nervosi e abrasivi dei Melvins o l’intensità sofferta dei Life of Agony.

Al centro del disco c’è il conflitto dell’individuo contemporaneo: l’isolamento che mastica lentamente le relazioni, la tensione tra l’istinto di fuga e il bisogno di radici, i nodi identitari che emergono tra lutto, riappropriazione del corpo, responsabilità e memoria. Non è un disco che predica: è un disco che mette in scena, nel corpo sonoro, le fratture che descrive.




Brani come “The Day My Father Died”, “Zenit” o “Wandering Body” funzionano come passaggi di una stessa metanarrazione emotiva, mentre “You Can Get Rid of the Past!” — accompagnato da un videoclip che riflette sul distacco e sulla riconciliazione col sé — diventa la loro presa di posizione più netta: il passato non si cancella, si attraversa.

La band, dopo una storia fatta di accelerazioni e pause forzate, ritorni e riassemblaggi, suona oggi più consapevole, più compatta e più determinata. Il quartetto non cerca più di appartenere a una scena: cerca di definirne una possibile nuova forma.

“In Your Gaze” è un disco che parla della ricerca di un centro in mezzo al caos.
Ed è un disco che non ha paura di guardarti indietro, dritto negli occhi.


Prime date del tour

A novembre e dicembre la band presenterà il disco tra Italia ed Europa, con release party a Pescara e tappe in club, centri sociali, bar e piccoli festival — spazi coerenti con la natura comunitaria e ancora visceralmente DIY del progetto.

Ascolto / Acquisto


Video You Can Get Rid of the Past!: https://youtu.be/iqA6p7LetFM




lunedì 10 novembre 2025

CAMPA – “COME NEI FILM” Il pop punk che ci ricorda che sognare non è una cosa da ragazzini


Dopo aver lasciato il segno con Storie da raccontare, vera cartolina estiva tra leggerezza e riflessi di provincia, Campa torna a colpire con Come nei film: un singolo pop punk ad alto tasso di romanticismo, dove le chitarre elettriche non hanno paura di essere brillanti e il tempo sembra correre alla stessa velocità dei battiti quando ci si innamora.

Alla produzione c’è ancora una volta Luca Incerti (WEL), ormai presenza fissa e complice sonora del cantautore veneto. Il risultato è un pezzo diretto, istintivo, che non ha bisogno di costruzioni complicate: Campa scrive per far sentire qualcosa, per far tornare in superficie quella sensazione pulita e disarmante che abbiamo vissuto almeno una volta.
Quel momento in cui pensi: “Eppure potrebbe davvero essere come nei film.”

Come nei film è un invito semplice e necessario:
prendersi meno sul serio, lasciare aperto lo spazio al sogno, crederci ancora.
Perché l’età adulta è piena di cinismo, ma l’amore – quando arriva – resta una cosa terribilmente seria proprio quando la smetti di pensarci troppo.

Tra realtà e immaginazione, Campa costruisce una scena che chiunque può riconoscere: due persone, un istante che sembra perfetto, e la sensazione che anche la quotidianità più normale possa diventare colonna sonora. Lì, proprio lì, dove le cose diventano importanti senza fare rumore.

BIO

Campa (Luca Campagnaro, classe 1996, provincia di Venezia) cresce a pane e punk, usando la musica come via di fuga e strumento d’identità. Chitarrista e cantante nelle band della scena locale, passa poi all’autoproduzione, aprendo nel 2021 il percorso solista con C’era una volta.
Nel 2022, insieme al batterista Charlie Amendola, pubblica una serie di singoli che lo portano sui palchi del Triveneto e dentro gli appuntamenti cardine della scena pop punk ed emo come Emo Night Milano (Udine), That’s So Emo (Padova) e All The Punx Kids (Treviso).

Nel 2024 avvia la collaborazione con Ince (WEL), firmando una nuova fase produttiva che culmina con l’apertura ai Sick Tamburo al Cipre Lab Summer Fest.
Il 28 febbraio 2025 esce il primo EP Loop, seguito in estate dal singolo Storie da raccontare, fino ad arrivare oggi a Come nei film.

A TRA POCO – “NON SOPPORTEREI UN MONDO DOVE TU NON” Un esordio che non cerca consolazioni


Gli A Tra Poco arrivano al loro primo album e lo fanno senza addolcire nulla: “Non Sopporterei Un Mondo Dove Tu Non” è un lavoro grezzo, nervoso, pieno di lividi emotivi lasciati in bella vista. Un disco che non ha paura di mostrarsi sporco, imperfetto, vitale.
È l’urgenza di un ventenne che vuole capire che posto occupa nel mondo e, nel mentre, tenta disperatamente di non tradire sé stesso.

Qui non troverete suoni patinati o armonie compiacenti.
Tutto è ruvido, sfilacciato, vivo.
La produzione non rifinisce: accompagna lo stato d’animo, lo asseconda. Le chitarre tagliano, la batteria avanza a testa bassa, la voce non cerca di essere bella: vuole essere vera.

I brani più veloci sono una fuga in avanti, una corsa che sa di marciapiedi bagnati e notti passate a tenere insieme i pezzi.
Quando il ritmo rallenta, la malinconia non si fa dolce: diventa pesante, come l’eco delle stanze vuote.
Tra shoegaze, grunge anni ’90 e un post-punk che non chiede il permesso, gli A Tra Poco costruiscono un paesaggio emotivo che non vuole piacere — vuole essere riconosciuto.

Non Sopporterei Un Mondo Dove Tu Non” è un disco che sta tutto nell’atto di resistere.
Resistere a chi ti vuole più docile.
Resistere al bisogno di sembrare qualcosa.
Resistere alla paura di non essere abbastanza.

È il suono di chi sta ancora imparando a respirare, ma intanto urla.


BIO


Gli A Tra Poco sono una band da garage nata nel 2020, formata da Lorenzo Piccini (basso e voce), Antonio Senerchia (chitarra) e Davide Natrella (batteria). Amici da anni, costruiscono il loro suono in un terreno di continua evoluzione tra alternative-rock, post-punk e derive improvvisate.

Si fanno le ossa nella loro scena locale, mettendo in piedi un collettivo di band e portando dal vivo la loro estetica schietta e imprevedibile. I primi singoli gli aprono le porte di palchi importanti come il Viper (Firenze) per Emergenza Live Music e un’apertura ai Deschema alle Fonti di Pescaia (SI).

Nel 2024 arrivano secondi al Contest Arturo Pratelli e vincono le sessioni in studio necessarie per registrare il loro primo album.
Nel 2025 entrano ufficialmente in Sangue Acido Dischi.
L’album “Non Sopporterei Un Mondo Dove Tu Non” arriva a fine anno, anticipato da quattro singoli, tra cui “Mi Annoio” e “Valeriana Dispert” già disponibili.

venerdì 7 novembre 2025

BRAT FARRAR – “TOWER OF LIES” Nuovo singolo fuori il 7 novembre, tra garage ruvido e post-punk alla Wipers


Arriva dai Naarm/Melbourne il nuovo capitolo dei Brat Farrar, progetto che si muove su quel confine esplosivo tra garage punk nervoso e post-punk ombroso, dove il suono non si leviga: morde.
Il nuovo singolo “Tower of Lies” sarà disponibile dal 7 novembre su tutte le piattaforme digitali e anticipa GROUP, l’album in uscita a febbraio 2026 per Beast Records (Francia), Take The City Records (Spagna) e Ghost Highway Records (Spagna).

“Tower of Lies” è un brano costruito su una tensione costante: chitarre taglienti, batteria serrata, basso che pulsa come un cuore in apnea e synth che scavano sottopelle.
La voce di Sam Agostino (Digger and The Pussycats) non si limita a guidare la melodia: trascina, urla una verità storta, si muove a metà tra confessione e accusa. Il risultato è un pezzo che ricorda The Wipers, The Saints, Jay Reatard e quella scuola di punk che non vuole piacere, ma colpire.

Registrato da Idge ai Soundpark e masterizzato da Mikey Young, il singolo conserva quella ruvidità naturale da sala prove: nessuna patina, nessun compromesso, solo l'urgenza di dire le cose come stanno — o come fanno male.

BRAT FARRAR sono:

Sam Agostino – voce e chitarra

Andy Porter (Blowers) – synth

Daniel Dempster (Sailors) – batteria

Tim Wold (Brown Spirits) – basso


Ascolta 


“Tower of Lies” è la prova che il punk australiano continua a non chiedere permesso: semplicemente entra, accende la miccia e lascia tutto fumare. punk nervoso e post-punk ombroso, dove il suono non si leviga: morde.
Il nuovo singolo “Tower of Lies”  disponibile dal 7 novembre su tutte le piattaforme digitali e anticipa GROUP, l’album in uscita a febbraio 2026 per Beast Records (Francia), Take The City Records (Spagna) e Ghost Highway Records (Spagna).

“Tower of Lies” è un brano costruito su una tensione costante: chitarre taglienti, batteria serrata, basso che pulsa come un cuore in apnea e synth che scavano sottopelle.
La voce di Sam Agostino (Digger and The Pussycats) non si limita a guidare la melodia: trascina, urla una verità storta, si muove a metà tra confessione e accusa. Il risultato è un pezzo che ricorda The Wipers, The Saints, Jay Reatard e quella scuola di punk che non vuole piacere, ma colpire.

Registrato da Idge ai Soundpark e masterizzato da Mikey Young, il singolo conserva quella ruvidità naturale da sala prove: nessuna patina, nessun compromesso, solo l'urgenza di dire le cose come stanno — o come fanno male.

BRAT FARRAR sono:

Sam Agostino – voce e chitarra

Andy Porter (Blowers) – synth

Daniel Dempster (Sailors) – batteria

Tim Wold (Brown Spirits) – basso


Spotify


“Tower of Lies” è la prova che il punk australiano continua a non chiedere permesso: semplicemente entra, accende la miccia e lascia tutto fumare.

ASMA, i nuovi eroi del post-punk: dal vivo in sala prove, pronti a colpire il 7 novembre


Il duo post-punk/post-hardcore di Breno (BS) ASMA pubblica il suo album d’esordio omonimo il 7 novembre 2025, un concentrato di rabbia DIY e melodie taglienti che prende direttamente dalla scena alternativa americana di fine anni ’80/inizio ’90. Il lavoro sarà anticipato dal videoclip che verrà proiettato per intero la sera del 6 novembre alle 20:30. 


Nato attorno al chitarrista/voce Manuel Bonzi e al batterista Sergio Alberti, ASMA arriva dopo tre singoli che hanno già tracciato la strada: Ti rompo gli occhiali (luglio 2023), Bidello infame (marzo 2024) e Anziani sparano (febbraio 2025). Il loro suono mescola la durezza di Shellac, The Jesus Lizard e Fugazi alla frustrazione melodica dei primi anni Sub Pop, con un approccio volutamente grezzo e diretto. 

Registrato come suonano dal vivo: niente fronzoli

L’album esce per Dischi Soviet Studio / La stalla domestica ed è stato registrato e mixato dallo stesso Manuel Bonzi con l’aiuto di Sergio Alberti. Gran parte delle tracce è stata catturata in presa diretta, in sala prove, senza click e con pochissime sovraincisioni: una scelta estetica che punta a replicare fedelmente il loro impatto live. Il risultato suona convincente — canzoni “di scontri” con un tiro d’altri tempi e melodie che restano in testa al primo ascolto, come recita la presentazione della label. 

Il CD in formato fisico è già disponibile “alla vecchia”, senza pre-ascolti, a partire dal 20 ottobre su Bandcamp; un gesto coerente con lo spirito della band: fiducia al pubblico e niente sovraesposizioni digitali. 

I brani e il filo rosso del disco

La tracklist dell’album (12 pezzi) è così composta:

1. Dura madre


2. Corri con l’asma


3. La mia morosa mi picchia


4. Ti rompo gli occhiali


5. Ti butto la droga in casa e chiamo la polizia


6. God didn’t save the queen


7. A.S.M.A


8. Anziani sparano


9. We had fun at Cernunnos festival


10. Bidello infame


11. Mattia


12. Zero euforia



La band presenta ogni pezzo come un racconto di bullismo declinato in molte forme — dai genitori ai compagni, dagli anziani alla socialità moderna — con testi diretti, irriverenti e spesso spiazzanti. Dalla strofa-attacco di Dura madre:
“..ma perché cazzo non spegni la luce / quando esci non sai quanto costa, / sei un cretino che non spegni la luce, / ti farei inginocchiare sui ceci.” — un esempio della verve e del sarcasmo con cui gli ASMA trattano i temi sociali. (cit.) 

Se amate il punk sporco, il post-hardcore che non cerca compromessi e le band che suonano come se stessero litigando con l’amplificatore, ASMA è da tenere d’occhio. Il disco è una dichiarazione d’intenti: suonare duro, diretto, coerente con una cultura DIY che non fa sconti. Dopo i singoli e una serie di concerti in tutta Italia, il debutto su lunga durata è il passo successivo che la coppia meritava. 

Dove seguirli e dove comprarlo

Potete seguirli e acquistare il CD su Bandcamp e sulle loro pagine social:


Instagram: @corriconlasma

Canale YouTube e contatti label/booking (La Stalla Domestica / Dischi Soviet Studio).  http://corriconlasma.bandcamp.com https://www.youtube.com/@ilretarantola lastalladomestica@gmail.com



Andate a sentirli dal vivo: la band già gira l’Italia portando quel suono sudato che in sala prova suona identico al palco. Noi di AYNIP li ascolteremo con attenzione — e voi? Correte con l’ASMA. 

mercoledì 5 novembre 2025

Willy Wonka Was Weird presenta Riflesso, il nuovo singolo che anticipa l’album in uscita il 2 dicembre




Willy Wonka Was Weird presenta Riflesso, il nuovo singolo che anticipa l’album omonimo in uscita il 2 dicembre.


Dopo l’esordio del catalogo con la riedizione degli Anarcotici, Karma Field Records annuncia la sua seconda uscita ufficiale.
Registrato al Lesder Studio con la produzione di Tommaso Mantelli, il brano vede:


Paolo Modolo – voce, chitarre


Tommaso Mantelli – basso, batteria


Richard B. Lewis – effettistica




Riflesso è musica nata senza compromessi.
Un atto di sincerità, coerente con la missione dell’etichetta: arte libera.


Ascolta "Riflesso"


https://karmafieldrecords.bandcamp.com/album/willy-wonka-was-weird-riflesso


Chi è Willy Wonka Was Weird


Willy Wonka Was Weird è il progetto solista di Paolo Modolo, già attivo con gli In My June e nella noise/core band Anarcotici.
Il debutto solista arriva nel 2019 con 022016032019 per (R)esisto Distribuzione, prodotto da Tommaso Mantelli, accolto con ottimi riscontri dalla stampa specializzata. Seguono i singoli “Marzo 2019” e “Muro Di Tempo (Anarchici Della Pulizia)” e una significativa attività live e streaming durante la pandemia, anche in contesti legati al MEI.


Nel 2020 firma una personale reinterpretazione di Lisa ha 16 anni dei Sick Tamburo per la compilation Parlami Per Sempre, in memoria di Elisabetta Imelio. L’anno successivo pubblica Lasciamoci il nulla per questo infinito (2021), prodotto da Michele Guberti e Massaga Produzioni, anticipato dai singoli “Di(o)dio” e “Cala la nebbia a Sedriano”.


Credits & Info


Data di uscita album: 2 dicembre 2025
Etichetta: Karma Field Records
Distribuzione: tutte le piattaforme digitali (Spotify, Apple Music, Bandcamp, YouTube)
Singolo in radio: Riflesso – dal 6 novembre 2025


Contatti:


Ufficio stampa: karmafieldrecords@gmail.com


Karma Field Records: https://linktr.ee/karmafieldrecords


Facebook: facebook.com/willywonkawasweird


Instagram: instagram.com/willy_wonka_was_weird

P38PUNK + IL CICLO DI BETHE “SI VIS PACEM P(.38)ARABELLUM” – IL NUOVO VIDEO UFFICIALE


I P38punk, in collaborazione con Il Ciclo di Bethe, tornano a colpire con il video ufficiale di “Si vis pacem P(.38)arabellum”, brano estratto dal disco del 35° anniversario “XI”, attualmente in lavorazione.
Un’alleanza sonora e ideologica che rinnova lo spirito di resistenza e coerenza di una delle band più longeve e significative della scena punk italiana.

Noi siamo in piedi!” – dichiarano. Un grido di sfida, ma anche di consapevolezza.
Nel loro manifesto si legge il crollo del vecchio mondo, il dilagare dell’entropia, l’urgenza di rinsaldare legami e costruire nuove alleanze. Non per nostalgia o disperazione, ma per lucida prassi rivoluzionaria.
Un invito a reagire al disordine globale, al caos di un presente che sembra aver smarrito ogni direzione, con il solo strumento rimasto: la lotta collettiva.

Con “Si vis pacem P(.38)arabellum” – titolo che rovescia il celebre motto latino in chiave ironica e provocatoria – P38punk e Il Ciclo di Bethe costruiscono un inno militante, dove musica e politica si fondono in una narrazione di resistenza culturale.
Il video, carico di simbolismo e tensione estetica, mette in scena un immaginario che attraversa frontiere e ideologie: dalle steppe mongole alle biblioteche di Pyongyang, dai palazzi della Città Proibita fino alle mura del Cremlino, per poi spingersi oltre, verso l’Occidente e il suo “giardino ordinato”.

Un viaggio sonoro e visivo che si fa dichiarazione d’intenti:

Con il suono costruiremo un nuovo muro di Berlino per porre un argine al caos.”



P38punk e Il Ciclo di Bethe uniscono le forze per un progetto che non si limita a ricordare 35 anni di storia, ma afferma con forza la necessità di continuare a marciare, pensare e resistere.

Guarda ora il video ufficiale di “Si vis pacem P(.38)arabellum” su YouTube.

NOI SIAMO IN PIEDI!




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p38punk@gmail.com

ALEA JACTA EST “Le Club” – la rabbia che diventa catarsi Il nuovo singolo anticipa l’EP “…Per Angusta”, in arrivo nel 2026 su Useless Pride Records


La furia controllata degli Alea Jacta Est torna a colpire. La storica band hardcore punk / metal francese, attiva dal 2006 e tra i nomi più rispettati della scena europea, pubblica oggi “Le Club”, un nuovo singolo accompagnato da un video ufficiale disponibile su YouTube. Il brano anticipa l’EP “…Per Angusta”, in uscita nel 2026 per Useless Pride Records.

Guarda il video:





Le Club” è un mid-tempo potente e diretto, dove la rabbia incontra la riflessione sociale. La band fotografa la condizione di chi ogni giorno affronta la fatica della vita moderna — il lavoro, la pressione sociale, l’immagine da mantenere — e finisce per cercare una via di fuga attraverso la violenza, fisica o simbolica.

Alcuni non riescono a reggere e si rifugiano in una sorta di ‘fight club’ per sfogare la frustrazione. ‘Le Club’ è la colonna sonora di quella rabbia trasformata in energia. Unisciti al club, svuotati nel ring, e impara ad amarti per quello che sei, senza artifici”, spiegano gli Alea Jacta Est.



Prodotto autonomamente dalla band, registrato da Simon Evangelista e mixato/masterizzato da Florent Salfati (Landmvrks), il brano mostra una nuova consapevolezza sonora: un equilibrio tra la potenza del metalcore e la tensione emotiva dell’hardcore più autentico. Il risultato è un suono massiccio, lucido e al tempo stesso viscerale — perfettamente in linea con la maturità raggiunta dal gruppo dopo quasi vent’anni di attività.

Con “Le Club”, gli Alea Jacta Est inaugurano ufficialmente un nuovo capitolo, aprendo la strada all’EP “…Per Angusta”, un progetto che promette di fondere tradizione e innovazione, affrontando temi esistenziali e sociali con la consueta intensità.

Il 2026 segnerà anche il ventennale della band, che festeggerà con un tour mondiale e una serie di date speciali in Francia, Italia, Germania e oltre.

“Le Club” è disponibile ora su tutte le piattaforme digitali e su YouTube.
Un invito a entrare nel club — e a trasformare la propria rabbia in forza.

martedì 4 novembre 2025

DUSK – “DEBOLE” La forza di mostrarsi fragili




Con il nuovo singolo “Debole”, i Dusk tornano a indagare le pieghe più intime dell’animo umano, offrendo un ritratto intenso e lucidissimo della fragilità contemporanea. Il brano non si limita a descrivere la debolezza, ma la trasforma in una denuncia potente contro la pressione sociale, il giudizio costante e le aspettative che ci costringono a nascondere ciò che siamo davvero.

Tra rock alternativo e tensione emotiva, “Debole” si muove come una confessione collettiva, oscillando tra rabbia e tenerezza, osservazione e coinvolgimento. La voce dei Dusk attraversa il testo come un flusso di coscienza: “Vedo che tu sei bersaglio mobile nei discorsi altrui”, un verso che racchiude la sensazione di essere costantemente esposti allo sguardo degli altri, di vivere in equilibrio precario fra autenticità e maschera.

Ma la canzone non si ferma al dolore: nella sua malinconia c’è una richiesta di empatia, un invito a riconoscere la vulnerabilità come parte integrante dell’essere umano. “Cosa c’è nella tua personalità? Noto solo una certa fragilità” diventa così non una condanna, ma una carezza.

Il suono, denso e avvolgente, costruisce un paesaggio emotivo che accompagna la narrazione con eleganza e forza: un equilibrio perfetto tra introspezione e impatto, tra ferita e catarsi.

Nati nel 1998 sulle rive del lago di Como, i Dusk hanno alle spalle una storia lunga e coerente, segnata da evoluzioni e rinascite. Dal debutto con il demo “Fadin’” (2000) e il primo album “Fragilmente”* (2002), fino al ritorno sulle scene nel 2017 e ai lavori più recenti – “XX” (2021), l’EP “Hiding” (2023) e l’album “Frames” (2024) – la band ha sempre mantenuto uno sguardo lucido e personale sulla realtà.

Con “Debole”, terzo singolo del 2025 dopo “Decide” e “Compromise”, i Dusk firmano una delle loro pagine più mature e necessarie: un brano che trasforma la debolezza in forza e la vulnerabilità in resistenza.




ASCOLTA "DEBOLE”!



lunedì 3 novembre 2025

SUPER DOG PARTY “LAS MEGAS” – IL DISCO RUVIDO E SREGOLATO CHE FA ESPLODERE IL ROCK


Fuori dal 10 ottobre, LAS MEGAS è il nuovo album dei Super Dog Party: nove schegge impazzite di rock che divorano punk, funk e hardcore, sputandone fuori un suono ruvido, diretto e animalesco. È un disco che non si limita a suonare forte: urla, ringhia e si contorce, trasformando ogni brano in un micidiale detonatore di energia.

Si parte con “Isolation” e “Fuel Stop”, due scariche ad alta tensione che mettono subito in chiaro le regole del gioco — zero freni, zero compromessi, solo istinto.
La tensione resta alle stelle con “Shut Sirens” e “Kill the First”, dove il funk slabbrato e pulsante si mescola con chitarre distorte e groove furibondi, fino a creare un caos organizzato che trascina tutto con sé.

A sorprendere è “The Blackmail”, una deviazione psichedelica e visionaria che sospende la corsa: un pezzo denso, riverberato, quasi ipnotico, che mostra il lato più oscuro e cerebrale della band. Ma è solo una breve tregua, perché LAS MEGAS torna subito a bruciare gomme con altri episodi incandescenti, culminando in due cover che diventano veri e propri atti di vandalismo sonoro:
la furia punk di “Search and Destroy” (Iggy & The Stooges) e il grido liberatorio di “Kick Out the Jams” (MC5), ribaltato in chiave randagia e trascinante, con un groove shuffle che suona come un pugno e un sorriso insieme.

Chiassoso, sregolato, irresistibile — LAS MEGAS è un disco che fa male e fa bene, che puzza di sudore, amplificatori e libertà.
Un viaggio sporco e sfrontato nel cuore più viscerale del rock’n’roll, dove ogni pezzo esplode senza chiedere permesso.


 





 



THE AUTOCRATICS – IL RITORNO IN EUROPA! Il meglio dello ska giapponese torna a far ballare Germania e Repubblica Ceca


Gli Autocratics, una delle band di punta della scena 2Tone giapponese, stanno per tornare in Europa per un mini-tour imperdibile che porterà tutta l’energia dello ska di Tokyo in sei date tra Germania e Repubblica Ceca.

Conosciuti per il loro sound impeccabile, che mescola il calore dello ska tradizionale alle vibrazioni più moderne del revival 2Tone, gli Autocratics sono pronti a far ballare anche i cuori più rigidi. Dal loro stile elegante ai fiati travolgenti, ogni loro show è una festa collettiva, un concentrato di groove, sudore e sorrisi.

Ecco tutte le date del tour europeo:

📅 THE AUTOCRATICS – EUROPEAN TOUR 2025
03.11 🇩🇪 Krefeld – Kulturrampe
04.11 🇩🇪 Braunschweig – Nexus
05.11 🇩🇪 Hamburg – Monkeys
06.11 🇩🇪 Dresden – Chemiefabrik
07.11 🇨🇿 Bohuslavice – Noise Bar
08.11 🇩🇪 Leipzig – Felsenkeller (Dynamite Ska)

Se amate lo ska, se siete cresciuti con le note di Madness e The Specials, o semplicemente volete vivere una serata di pura energia giapponese, non perdete gli Autocratics: una delle migliori live band del genere, pronte a conquistare ancora una volta l’Europa a ritmo di 2Tone.



domenica 2 novembre 2025

SICK OF SOCIETY – “Fahne in den Wind” Nuovo singolo fuori dal 31 ottobre 2025


I SICK OF SOCIETY tornano con “Fahne in den Wind” (“Bandiera al vento”), un brano che sprigiona tutta la rabbia e la frustrazione del presente in una scarica di puro punk tedesco, diretto, viscerale e senza compromessi.


Dopo oltre tre decenni di carriera, la band continua a non fare sconti a nessuno: “No future”, un tempo slogan generazionale, oggi torna ad assumere un significato terribilmente attuale. Guerre, crisi climatica, ritorno dei nazionalismi e smantellamento dei diritti sociali – il mondo sembra di nuovo sull’orlo del collasso, e i SICK OF SOCIETY lo raccontano con parole taglienti e immagini potenti.
Wenn die Welt im Meer versenkt, dann fang ich nicht an zu schwimmen” (“Se il mondo affonda nel mare, non inizierò a nuotare”) cantano, trasformando la disperazione in sfida.

Fahne in den Wind” non è un inno alla rassegnazione, ma un grido di resistenza: la band capovolge il significato della “bandiera al vento” — simbolo di opportunismo — per farne una dichiarazione di lotta, passione e convinzione. Anche quando tutto sembra perduto, la voce resta alta:
Auch wenn wir längst verloren sind, werden wir nicht untergehen” (“Anche se siamo ormai perduti, non affonderemo”).

Musicalmente, il brano spinge ancora più forte: chitarre taglienti, riff incendiari, voci rabbiose e un sound che fonde l’estetica del Deutschpunk classico con un’energia moderna e una lucidità politica attualissima.
Nel finale, resta una verità amara e profetica:
Es gibt kein Morgen, für dich und für mich. Es gibt kein Morgen, sie hatten verdammt recht.”
(“Non c’è un domani, per te e per me. Non c’è un domani, avevano maledettamente ragione.”)

Un pezzo che riafferma ciò che i SICK OF SOCIETY sono sempre stati: una voce di resistenza, ironia e rabbia lucida in un mondo che continua a bruciare.


"Fahne in den Wind" video on YouTube: https://youtu.be/cnVbBiEmZCQ




sabato 1 novembre 2025

MECHA PRJT – “LA FUNIVIA" singolo con Carmelo Avanzato, ultima collaborazione prima del disco


Ultima collaborazione prima del disco, “La Funivia” segna un punto di svolta per i Mecha Prjt, che tornano con un brano carico di tensione, nostalgia e visioni iperrealiste.

Il singolo nasce da una vecchia demo di Carmelo Avanzato — nome di culto della scena underground (ex Vannanikki, Gli Innocenti, Cachemire) — che la band ha completamente stravolto e ricostruito fino a trasformarla in un viaggio tra passato e futuro. Il risultato è un pezzo hyper, dove synth e chitarre rétro convivono in un equilibrio fragile ma magnetico, come una corsa sospesa nel vuoto.

Nel testo, “La Funivia” si muove tra amori alla deriva, sostanze e tempo che scappa via, oscillando continuamente tra realtà e allucinazione. È un film che scorre rapido, fatto di volti sfocati e ricordi distorti — e resta il dubbio: è davvero successo o è solo la storia che ci raccontiamo per sentirci vivi?

Un brano che chiude un ciclo e ne apre un altro, anticipando il disco d’esordio dei Mecha Prjt, dove ogni collaborazione, suono e parola sembrano convergere in un’unica, personale visione del caos contemporaneo.

Ascolta "La Funivia"