Con 7milaanimali, secondo singolo estratto dall’album d’esordio Torrente, i Jennifer in Paradise affondano il bisturi nella nostra coscienza collettiva, intrecciando introspezione e critica sociale in un brano teso, vibrante e necessario.
Il titolo prende spunto da un dato reale — i circa settemila animali che ogni persona consuma nel corso della propria vita — ma la band romana lo trasforma in una potente allegoria della condizione umana. Gli “animali in fila” diventano simbolo di una società in cattività, abituata a sbiadire, anestetizzata alla sofferenza che produce. “Non sei cattiva, ma sei in cattività” è la lama che taglia il testo a metà, rivelando il cuore del messaggio: la colpa non è solo individuale, ma sistemica, e l’empatia è un muscolo che stiamo smettendo di usare.
Musicalmente, 7milaanimali scorre come un torrente (non a caso il titolo dell’album): un punk rock melodico attraversato da venature emo e post-hardcore, dove le chitarre di Diego Di Giandomenico e la sezione ritmica formata da Cristiano Campana (basso) e Domenico Migliaccio (batteria) sostengono la voce di Lorenzo Marvica, fragile e rabbiosa allo stesso tempo. Il risultato è un brano che alterna impeto e introspezione, in cui ogni parola sembra cercare un punto di sutura tra colpa e redenzione.
I Jennifer in Paradise si confermano come una delle realtà più interessanti della nuova scena alternative italiana: sinceri, vulnerabili e capaci di parlare di temi complessi senza perdere intensità. 7milaanimali non offre risposte, ma pone la domanda giusta: quanto di umano ci rimane, quando smettiamo di sentire?
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