Ascolta "Rabbit"
Davide Amati torna con l’intenzione di stravolgere: Rabbit, il suo nuovo singolo, è un incontro feroce tra un alternative rock intellettuale e la volontà di accartocciare i suoni nelle distorsioni più esagerate.
Un grido distorto, un’anima divisa tra poesia e furia elettrica. Rabbit è il nuovo singolo di Davide Amati, un impeto di rabbia, uno sfogo delirante con cui uscire dalla propria zona di comfort e
sperimentare esprimendo la propria essenza senza preconcetti e senza paura di cambiare rispetto al proprio passato. Una corsa che fin da subito si annuncia senza sosta, un continuo rifornirsi fino al
prossimo distributore, come nella più classica delle Highway attraversando il deserto con la radio a tutto volume.
Il pezzo si apre con un riff sismico e distorto mentre la batteria suona a una power line fatta di suoni decostruiti. Rabbit è una canzone feroce da capo a coda che concede un po’ d’aria solo quando il canto dell’artista esce dalla sua follia per concedersi un momento di pulizia sonora. Più volte la voce si allinea alla destrutturazione delle chitarre, generando un unico vettore sonoro apparentemente disturbante, ma che cela un’intenzione precisa: stravolgere un panorama in cui l’ascoltatore non
riesce più ad essere sconvolto.
Cappellai matti, pistole e chiamate alle armi si sposano con transizioni in cui Davide Amati mette in gioco la propria sensibilità romantica pur essendo in guerra: “baby, siamo già distanti io e te / avrei voluto amarti”. Rabbit è quindi anche un brano fatto di momenti sospesi, pause di vulnerabilità che
contrastando con il caos ne amplificano la potenza.
Con l’uscita di Rabbit, Davide Amati esplora sonorità alternative rock, abbracciando distorsioni e
dinamiche che sfiorano territori più heavy. Un brano che oscilla tra l'impeto sonoro e la delicatezza lirica, un viaggio interiore in cui ogni nota ha l’intenzione di ristabilire un nuovo ordine per l’artista.
Rabbit, in uscita il 14 marzo, è il nuovo singolo di Davide Amati che anticipa, con una certa
sfacciataggine, il suo album d’esordio in uscita nel 2025.
Bio:
Davide Amati è un chitarrista e cantautore nato a Roma nel 1998, ma cresciuto a Santarcangelo di Romagna. La sua passione per la musica si manifesta presto: inizia a suonare la chitarra a otto anni e due anni dopo imbocca la strada della chitarra jazz, dimostrando da subito una predisposizione per la composizione e per l’improvvisazione. Il desiderio di scrivere le proprie canzoni si fa sempre più forte e a 16 anni vince una borsa di studio al CET di Mogol. Dopo questa esperienza è inevitabile l’innamoramento con il cantautorato italiano che entra di forza all’interno dei suoi riferimenti. Una volta terminato il liceo musicale, si trasferisce a Bologna dove si immerge subito nella scena musicale locale.
Tra 2021 e 2022 pubblica due EP con Pirates e UMA Records in distribuzione Sony Music Italy, contenenti i featuring con CIMINI, Gregorio Sanchez, Nicolò Carnesi e Matteo Alieno. L’anno successivo è dedicato alla stesura del suo disco d’esordio. In questo frangente l’incontro con Frankie Wah dei Little Pieces of Marmelade (e chitarrista di Manuel Agnelli) rappresenta una svolta
importante. A fine novembre 2023, i due iniziano le registrazioni all’Isola Studio di Milano insieme a Guido Andreani, mentre tutta la post-produzione dei brani viene lavorata da Frankie.
Il risultato è un album imprevedibile e originale, che si muove tra sperimentazione e cantautorato.
L’impatto rock e i riff di chitarra a tratti psichedelici si mescolano ad elementi prog, blues, ma anche punk e noise. Il tutto condito da ritornelli orecchiabili e - udite udite - assoli di chitarra. Rabbit è il
primo singolo che anticipa l’album d’esordio di Davide Amati in uscita nel 2025.
Influenze: Led Zeppelin, Jimi Hendrix, Eric Clapton, B.B. King, Pink Floyd, Lucio Battisti, Lucio Dalla, Ivan Graziani, Pino Daniele, Paolo Conte.
Credits: Testi e musiche di Davide Amati. Voce, chitarra e basso di Davide Amati.
Batteria di Giulia Formica. Produzione artistica di Frankie Wah.
Registrazioni presso Isola Studio (Milano), mix e master di Guido Andreani.
Disegno di copertina di Davide Amati, grafica di Simona Rinciari, foto di Caterina Gobbi.
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