Dalle montagne di confine tra Italia e Austria arriva Spleen, il primo album full-length dei Fatamish, band altoatesina nata nel 2018 dalle ceneri di vari progetti punk hardcore attivi tra il Trentino-Alto Adige e l’Austria nei primi anni 2000 (Not Bound by Convention, For Daily Use, The Witch, e altri). Un nome, Fatámish, che già racconta tanto: in dialetto pusterese significa “testardo”, un’etichetta che la band indossa con orgoglio, tanto da farne manifesto di resistenza culturale, musicale e linguistica.
La loro sala prove è a Brunico, a pochi chilometri dal confine austriaco, e la formazione è quanto di più “meticcio” possa nascere in un contesto complesso come quello dell’Alto Adige: cinque membri, due italofoni e tre germanofoni, un mix che si riflette naturalmente nella musica e nei testi.
Difficile inquadrare con precisione lo stile dei Fatamish. La base è skate punk e hardcore melodico, ma affiorano senza paura influenze metal – a volte thrash, a volte metalcore – sostenute dalla voce abrasiva di Sebi, frontman dal timbro feroce e istintivo. In contrasto, le linee vocali di Alvaro aggiungono uno strato melodico, creando un dinamismo che diventa cifra stilistica. Il risultato? Una miscela esplosiva che la band stessa definisce hardcore punk/metal.
Il nuovo album, Spleen, si compone di 9 tracce, scritte in italiano, tedesco e inglese. Il titolo è un omaggio alle poesie di Baudelaire e al concetto di spleen come malessere esistenziale, quello stesso malessere che oggi – tra guerre, crisi climatica e deriva autoritaria – ci accompagna come un’ombra silenziosa. L’album diventa quindi specchio di una generazione disillusa, che trova nella musica l’unico antidoto all’apatia e alla paura del futuro.
Tra i brani più significativi:
“Scelte”, una dedica dolente a un amico caduto nel vortice della droga.
“Il grande inganno”, che riflette sul senso della vita e sulle illusioni che la accompagnano.
“berühmt? Du et!”, feroce critica all’industria musicale e a chi sfrutta le band indipendenti, soprattutto in Germania.
“Identity crisis”, brano manifesto per tutta la band: fare musica non è più un hobby da ragazzi, ma un’esigenza vitale, l’unico rifugio dall’inquietudine e dallo scorrere del tempo.
Anche se Spleen è tecnicamente il loro primo album, i Fatamish non sono certo alle prime armi. Alle spalle hanno due EP autoprodotti: Care (2019) e Ophiocordyceps unilateralis (2021), oltre al recente singolo Antikarma del 2024. Con questo disco, però, il progetto prende finalmente una forma più compiuta e ambiziosa.
La band è composta da:
Sebi – voce
Alvaro – chitarra e voce
Schmidi – chitarra e voce
Potze – basso e voce
Simon – batteria
Spleen è un lavoro intenso, viscerale e intelligente, che non ha paura di sporcarsi le mani con tematiche scomode e di mescolare lingue, generi e influenze. I Fatamish portano avanti una visione musicale radicata nel territorio ma capace di parlare (e urlare) a un pubblico molto più ampio. Un disco per chi cerca qualcosa di più del semplice pogo.