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Chi sono sono i The Fragments
The Fragments sono quattro musicisti che arrivano da storie precedenti, da band che non esistono più ma che hanno lasciato cicatrici utili a costruire qualcosa di nuovo. Sono Pete Curtis (voce e chitarra), Luka “Crazy Arms” (batteria e cori), Ruggi Clifton (chitarra solista) e Martin Shlabotnik (basso): non un progetto improvvisato, ma la volontà ostinata di continuare a scrivere musica quando sarebbe stato più semplice smettere.
Come suonano? Immaginate i Ramones che inciampano nei Replacements, mentre l’ombra malinconica di Scott Walker colora ogni parola. Un punk rock asciutto, sincero, senza fronzoli, che convive con un dark folk ruvido e introspettivo. Canzoni brevi, taglienti, capaci di sembrare confessioni personali e poi deragliare nell’assurdo. Perché quando la sostanza c’è, la forma può anche permettersi di non chiedere permesso.
Il nuovo album, “Sketchbook”, è un piccolo grande paradosso: dieci tracce, un “brevissimo full length”, come lo definisce la band. Un lavoro fatto di radici e mutazioni, nato dal puro desiderio di suonare, registrare, trasformare. Il disco somiglia a un taccuino pieno di idee: appunti sonori che prendono spunto da outtake e b-side di giganti come Beach Boys, Fleetwood Mac o Dave Clark Five, riarrangiati con più graffi, più rumore e – soprattutto – più Fragments. Non un tributo, ma un gesto di amore verso la musica che li ha cresciuti.
Accanto ai riarrangiamenti, Sketchbook contiene tre brani originali che definiscono la nuova identità della band:
“Ask for the Moon” – Un country sbilenco, imprevisto, che inciampa e riparte.
“Come Back Belt” – Una ballata che si toglie la maschera del punk e mostra finalmente la maturità sotto la superficie.
“The Love Gap” – La canzone cardine, la scintilla che tiene insieme tutto il progetto.
“The Love Gap”: tragicommedia rock
Il nuovo video mette in scena un protagonista in perenne rincorsa verso qualcosa che sembra salvarlo, ma che non riconosce mai del tutto. È quel vuoto tra ciò che siamo e ciò che crediamo di dover essere: il love gap, la distanza tra la felicità e la capacità di fermarsi a guardarla quando accade davvero. È ironico, è triste, è umano. Proprio come la vita quando, invece di cedere, decidi ostinatamente di continuare a correre.
> “Non siamo né vecchi né giovani: siamo persone che lottano per riuscire a trovarsi in sala prove... Ci chiamiamo The Fragments perché siamo i pezzi di quello che eravamo anni fa — spensierati, spavaldi, convinti che tutto sarebbe durato per sempre.”
Dopo “The Hurt Never Goes Away” (2021), “Retro Gamer” e “Stories Untold”, The Fragments tornano con più consapevolezza, più lucidità, e una direzione chiara: un EP di soli brani originali previsto per il 2026, già in lavorazione.
Il passato non torna, ma può essere un’ottima materia prima. The Fragments lo sanno bene: raccolgono ciò che resta, lo mescolano al presente, e ci ricordano che il rock’n’roll non è nostalgia — è resistenza.
Questo è solo l’inizio.


